Tutti figli del ’68

“Brother, we can't quit until we get our share. Say it loud, I'm black and I'm proud”.

“Brother, we can’t quit until we get our share. Say it loud, I’m black and I’m proud”: questa frase di James Brown del 1968, che significa “Fratello, non possiamo smetterla finché non abbiamo la nostra parte. Dillo forte, sono nero e sono orgoglioso” dice molto, anche se non tutto, del ’68, anno grazie al quale è cambiata la vita e il modo di pensare di tutti noi, che possiamo essere considerati in qualche modo “figli” di quell’anno.

A parlare agli studenti di quinta del nostro Istituto del ’68 è stato, lo scorso 21 aprile, Leonardo Fresta, dottore in Storia contemporanea e culture comparate all’Università di Urbino, all’interno di “Storia e storie del Novecento”, un percorso di approfondimento della storia del ‘900 ideato ed organizzato dalla prof.ssa Lorena Tricarico.

Il racconto, che si è snodato attraverso le immagini, ha preso spunto dalla guerra del Vietnam, e non poteva forse essere altrimenti, per passare, attraverso l’uccisione di Martin Luther King, il leader afroamericano dei diritti civili e il gesto ribelle del pugno alzato con il guanto nero di due atleti americani di colore alle Olimpiadi di Città del Messico, alle occupazioni universitarie del maggio francese, e italiane, a partire dalla storica battaglia di Valle Giulia. Il tutto per pennellare con immagini iconiche e in maniera fresca un anno particolare della storia recente caratterizzato da una contestazione globale, da una frattura generazionale, fatta di antiautoritarismo e controcultura e da una lotta per la liberazione sessuale che hanno favorito il raggiungimento di diritti delle minoranze e delle donne che oggi sembrano scontati.

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