Pomeriggio di formazione sul digitale: l’irrinunciabile ruolo educativo dei docenti

Cosa resterà della didattica digitale dopo due anni di utilizzo forzato? Per riflettere su questo tema ma anche, e soprattutto, sull’educazione ai tempi dell’era digitale, un gruppo di insegnanti del nostro istituto ha partecipato a un corso di formazione “Noi e il digitale: chi usa chi?”. L’incontro si è tenuto online nel pomeriggio del 15 ottobre, ed è stato tenuto dal dott. Lorenzo Lattanzi, presidente regionale e vice presidente nazionale dell’AIART, Associazione dei cittadini mediali, docente, formatore ed autore del volume “Non è mai troppo presto… Per ripensare l’educazione nell’era digitale”.

Nelle nostre scuole si è ormai diffuso un triplice atteggiamento: il rifiuto sospettoso delle tecnologie, l’entusiasmo acritico, la paura del “vorrei ma non me la sento, non sono in grado…” Il discorso di fondo che è emerso dall’incontro è che il docente non deve MAI, rinunciare al suo ruolo, perché per i ragazzi può essere la persona che fa la differenza. E come? Proprio attraverso le armi del mestiere: cultura, conoscenze, senza dimenticare l’umanità: il professore è quell’adulto autorevole che può dare un senso e un significato nuovo agli strumenti meravigliosi che la tecnologia ci mette a disposizione, ma che vanno usati in maniera consapevole.

L’incontro, che è stato anche un’occasione di confronto “interattivo” tra docenti, ha avuto come riferimento una frase di Gianni Rodari: “Non dobbiamo dare ai bambini delle quantità di sapere ma degli strumenti per ricercare”. La legge del 20 agosto 2019 ha introdotto non solo l’educazione civica, ma l’educazione civica digitale: formare alla cittadinanza digitale significa, in fondo, formare al senso critico e al senso di responsabilità. Citando il libro di Ceretti e Padula, “Umanità Mediale” (ETS), il dott. Lattanzi ha rilevato come, ormai, “lo smartphone è il palinsesto della vita dei nostri ragazzi”: quello che occorre non è tanto una “Education technology” ovvero corsi di semplice “addestramento” a questa o quella funzione di programmi e dispositivi, ma una vera e propria “Media education”, ovvero un’educazione ai media, con i media e nonostante i media.

Infine sono stati stai dati dei “consigli utili”: aiutare i ragazzi a riscoprire la componente razionale contro la tendenza degli ambienti digitali all’istinto e alla brevità; formarsi e formare a punti di vista diversi che superino la logica dei blocchi contrapposti; incrociare lo sguardo dei ragazzi oltre gli schermi; essere modelli “autorevoli”, ma vicini, di adulti in cui i ragazzi possono rispecchiarsi; aiutare i ragazzi a formulare le domande; affiancare i ragazzi per capire il loro mondo ed educarlo.