STOP VIOLENZA CONTRO LE DONNE

che cosa possiamo fare come genitori ed insegnanti per contrastare questo fenomeno?

“Abbiamo guardato quattromila anni, finalmente abbiamo visto!” Così si è espressa martedì sera, citando Carla Lonzi, la prof.ssa Graziella Priulla, docente di “Sociologia dei processi culturali e comunicativi” all’Università di Catania e formatrice sui temi dell’educazione di genere, invitata presso la biblioteca dell’Istituto Meucci di Castelfidardo per un incontro dal titolo “Stop Violenza contro le donne: che cosa possiamo fare come genitori ed insegnanti per contrastare questo fenomeno?”.

A partire dall’analisi degli ultimi dati EURES, che vedono le morti per femminicidio aumentate del 10% nel 2018,  la riflessione ha toccato vari aspetti: dagli ostacoli di carattere culturale, agli stereotipi, ai condizionamenti della comunicazione, alle violenze psicologiche e fisiche che, di fatto, ancora oggi, nei nostri anni così apparentemente “evoluti”, non permettono di vivere l’identità di genere in modo sereno e paritario. Le cause della violenza, ha continuato la relatrice, sono antichissime, ataviche, potremmo dire addirittura di millenni fa. Senza dubbio tanti sono i passi avanti che sono stati compiuti ma ci aspetta ancora un cammino lunghissimo: quello della presa di consapevolezza che non c’è niente di peggio del “si è sempre fatto così, è sempre stato così”. Soprattutto verso i giovani e per i giovani, il messaggio e il dovere che la famiglia e la scuola hanno, in quanto agenzie educative di riferimento, è quello di favorire il cambiamento: spingere ad interrogarsi sui modelli femminili e maschili che vengono offerti, sulle parole, sui luoghi comuni o sulle frasi fatte, incoraggiare l’espressione della propria libertà di essere e di esprimersi, senza condizionamenti o paure. Le nuove generazioni devono imparare a difendersi dagli stereotipi e da modelli di femminilità e mascolinità limitativi delle potenzialità di ciascuna e di ciascuno. Per fare questo, fondamentale è anche tornare ad educare al corretto utilizzo delle parole, le parole che quando vengono scagliate sanno essere più dure delle pietre, le parole che sono il vero antidoto alla violenza, le parole come fondamento della cultura e del rispetto per l’altro.

L’incontro, in misura diversa nelle metodologie e nella forma, è stato rivolto, nella mattinata di martedì 19 novembre, anche agli studenti delle classi seconde del Meucci, Liceo e Istituto Tecnico. I ragazzi, coinvolti dalla bravissima e appassionata relatrice, sono stati chiamati a riflettere sugli stereotipi della relazione uomo/donna, sul ruolo del social media nella banalizzazione della violenza, sulle modalità di uso del corpo delle donne da parte della comunicazione pubblicitaria. Il tema verrà affrontato anche nel corso dell’anno scolastico, con ulteriori attività che avranno come fine quello di aumentare negli studenti la consapevolezza che il nostro agire comune nel quotidiano può essere il motore del cambiamento che auspichiamo.

Un sentito ringraziamento, per la collaborazione effettiva e sostanziale alla buona riuscita del progetto, va alla Consulta Pari Opportunità del Comune di Castelfidardo, all’associazione Rebel Network e all’Amministrazione comunale, a dimostrazione della sinergia di forze messe in atto per il territorio, dell’attenzione e della sensibilità a sostenere temi di grande valenza formativa.